Si parte presto da Canfranc Estación, è il mattino di Mercoledì 12 settembre: siamo diretti a Jaca.
Aggiungo, per inciso, che a Canfranc si potevano visitare il Castello e, forse, un Museo delle Ferrovie. Mi sono perso queste opportunità, in parte per stanchezza e in parte per quel pizzico di volontà che mi è venuto a mancare.
Abbiamo abbandonato l’agronoma argentina, facendo il massimo dell’attenzione per non disturbare il suo riposo, e lei non ha fatto un minimo cenno di ‘assonnato’ saluto. Dormiva evidentemente tranquilla. Ma, come vi ho raccontato, i commiati era già stati fatti in forma definitiva dopo la cena della sera prima.
Forse non lo ho mai sottolineato abbastanza, ma dovete sapere che il comportamento discreto, in ‘punta di piedi‘, molto attento da parte del pellegrino, che si alza prestissimo per prepararsi alla partenza di tappa e cerca di non arrecare disturbo a chi riposa ancora, è una costante – oserei dire che questo modo di comportarsi è scritto nel suo DNA.
Immaginateveli questi pellegrini solerti e particolarmente mattinieri: si destano veloci come per incanto nel buio dello stanzone, azionano per pochissimo tempo e ad intermittenza le loro lucine di orientamento, rassettano veloci il loro giaciglio in modo da lasciare tutto in ordine come hanno trovato all’arrivo, raccolgono tutte le loro cose senza fare delle dimenticanze ed escono silenziosi e quasi inavvertiti.
Li ritrovate subito dopo nei locali che il giorno prima li hanno accolti oppure li vedete all’esterno dell’Albergue, dove perfezionano i preparativi della loro partenza; molti accennano a una prima colazione frugale. Io, se il tempo è fresco e secco e i luoghi circostanti asciutti, amo portarmi fuori…